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Ma cosa ci faccio qui?



       Tanto per rimanere in tema di racconti di viaggio, parto dalla domanda che Chatwin ha usato come titolo per uno dei suoi libri, che poi è la prima domanda che mi sono fatto quando è nata l’idea di questo sito.

Quando ho cominciato a scrivere, l’ultima cosa a cui pensavo era di pubblicare i racconti su internet: ho cominciato a farlo soprattutto per me, per raccontarmi le cose che vedevo, le emozioni che provavo, per poterle poi rileggere e rivivere con la stessa intensità con cui le avevo vissute in quel momento. Credo che sia lo stesso tipo di stimolo che in viaggio porta la maggior parte della gente a fare fotografie, per mantenere un ricordo di un luogo, di una situazione, ma ho sempre pensato che la scrittura, molto più della fotografia, possa catturare l’emozione vera che sta in qualcosa che ti trovi davanti agli occhi, cosa che l’immagine impressa, da sola, non può fare. Scrivendo, non racconti solo quello che vedi, ma come ti senti vedendo qualcosa, ed è quello il ricordo che ho sempre voluto conservare di ogni viaggio.

Poi ho cominciato a far leggere i primi racconti a qualche amico, ma ho sempre voluto scegliere a chi donarli, non per presunzione ma perché ho sempre considerato quello che scrivevo qualcosa di molto intimo, per il quale provavo una sottile forma di gelosia, e volevo che a viaggiare insieme a me, accompagnandomi nei miei racconti e nelle mie emozioni, fossero solo persone che condividevano lo stesso mio modo di vedere le cose, le stesse persone alle quali avrei racconto le stesse cose anche a voce, con lo stesso piacere e la stessa intensità; non mi piaceva l’idea di non sapere chi leggesse le cose che avevo scritto, di non sapere chi potesse entrare nella mia vita senza che io lo avessi invitato a farlo, o peggio ancora di raccontarmi troppo a qualcuno con cui potevo non avere nessuna affinità di pensiero.

Un’altra cosa che ho sempre pensato è che nessuno, a meno che non mi conoscesse, potesse interessarsi a cosa facessi o pensassi io durante un mio viaggio. In realtà, però, in fondo mi ha sempre incuriosito sapere cosa potesse pensare di queste pagine chi non mi conosceva: l’idea di farle leggere a chiunque lo volesse, anche se faticavo ad ammetterlo, un po’ m’intrigava, e così, visto che più di qualcuno me l’aveva suggerito, e che riflettendoci bene non era così distante dalla mia idea di curare una rubrica di viaggi su qualche rivista, alla fine mi sono lasciato trascinare in quest’avventura… e perciò eccomi qui!

…e adesso una piccola guida del sito: sono ricordi di viaggio riportati da vari paesi, si può entrare da ciascuno dei titoli per avventurarsi tra tutte le testimonianze disponibili.
I racconti più lunghi (di Messico, Brasile, India, Argentina e Cina) sono accompagnati sulla destra dall’elenco delle località visitate e da una mappa interattiva navigabile (si possono esplorare i dettagli usando i due tasti del mouse con un doppio clic) oltre, più in basso, ai link per scaricarne le versioni eBook.
In molti casi (fanno eccezione solo Messico e Brasile), a raccontare quei viaggi ci pensano anche alcune fotografie: c’è un’immagine per accedere alla galleria, che si trova sempre sulla destra, e poi, una volta aperto il paginone delle foto, basta aprire la prima, in alto a sinistra, e si può scorrere dall’inizio alla fine tutta la carrellata con i commenti riportati, nelle didascalie in basso, sotto ciascuna fotografia.

  • La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili. William Burroughs

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